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Repertorio di fonti documentali su Giuseppe Garibaldi

Candido Augusto Vecchi, Garibaldi e Quintino Sella

Di ogni documento elencato in ordine cronologico, vengono dati datazione (cronica e topica), breve regesto indicante anche la tipologia, collocazione.

1848 settembre 5, Biella
Lettera di Candido Augusto Vecchi, esule dello Stato Pontificio nel Regno di Sardegna, a Quintino Sella, allievo della École des mines, a Parigi e di Giuseppe Venanzio Sella al fratello Quintino. Candido Augusto Vecchi spiega al "Carissimo cittadino Quintino" che si trova ospite in casa Sella in quanto "crociato per far libera la mia Italia dalla rozza ed ignominiosa presenza dei Sovrani del Nord. L'armistizio ... mi ha spinto con molti altri a Biella e la mia buona ventura che di rado sa abbandonarmi mi ha destinato l'alloggio nella camera ch'è presso il salotto le cui finestre danno sulle amene colline biellesi e sul Cervo che le bagna. Ora io sono creduto un Sella in più ... Intanto per far cosa che risponde al mio cuore ed ai tempi - notate che è il chimico fratello vostro il quale vuole che io vi parli di cotesto pensiero fatto mio - nel veder come nessuna memoria esistesse in Sagliano e nella provincia della eroica impresa del Micca "ha composto la seguente iscrizione che, approvata in Torino, verrà posta su lapide sul muro esterno della casa natale in Sagliano:

"Sotto quest'umile tetto
nacque il soldato minatore
Pietro Micca l'eroe cittadino
il quale sé e i suoi nemici uccideva
per arrestare d'un tratto
la invasione straniera in Italia
questo titolo di memoria
alcuni modenesi
soldati volontari per la italica indipendenza
al loro grande connazionale e modello
devoti ponevano 1848".

Nella stessa lettera Giuseppe Venanzio Sella dà al fratello Quintino altre informazioni su Candido Augusto Vecchi: "Esso da undici anni viveva in Parigi: era tesoriere della Società Italiana presieduta da Mazzini. Scriveva nel Museo, nella Democrazie Pacifique et . Le sue opinioni sociali e politiche sono quelle di Fourier e di Mazzini cioè socialiste e repubblicane ... Esso parla come uomo libero e spregiudicato e non teme di dire la verità a chichesia. È fecondo e lepido nel conversare. Il suo amore per l'Italia è oltre ogni dire grande e pare persino che lo faccia delirare".
Fondazione Sella-Biella, fondo lanificio Maurizio Sella

1859 maggio 19, Biella
Lettera di Giuseppe Garibaldi, comandante dei Cacciatori delle Alpi, al lanificio Maurizio Sella.
Invita il lanificio a mandare presso il Comando dei Cacciatori delle Alpi i campionari di panno disponibile per cappotti, unendo ad ogni colore la quantità e il prezzo.
Fondazione Sella-Biella, fondo lanificio Maurizio Sella

1859 maggio 22, Biella
Nota del lanificio Maurizio Sella: "Quantità e prezzi stoffa indicati ai Cacciatori delle Alpi - Generale Garibaldi".
Fondazione Sella-Biella, fondo lanificio Maurizio Sella

1862 febbraio 27, Caprera
Lettera di Candido Augusto Vecchi, deputato, a Quintino Sella, deputato.
Informa che il generale Garibaldi ha scritto una lettera di ringraziamento al barone Cantorini di Walteshousen per il dono della carta geografica e geologica dell'Etna. Gli augura di trovare tempo per i "molteplici tuoi lavori".
Fondazione Sella-Biella, carte Quintino Sella

1862 giugno 26, Caprera
Lettera di Giuseppe Garibaldi a Agostino Depretis, ministro dei Lavori Pubblici.
Lo informa che da settembre, nella linea di vapori che collega la Sardegna al continente, vi sarà un vapore che da Napoli toccherà Cagliari e, forse, La Maddalena che ha con Napoli il suo maggior commercio "per le coraline napoletane e per il formaggio di Sardegna che quasi tutto è trasportato dai Maddalenesi": raccomanda Depretis di usare la sua influenza affinché la nave faccia scalo anche a La Maddalena.
Fondazione Sella-Biella, carte Quintino Sella

[1866 maggio]
Candido Letteraa di Augusto Vecchi, deputato, a Quintino Sella, deputato.
Comunica di aver spedito una lettera a Garibaldi in cui ha osservato che "Se un ex ministro venisse con noi ad illustrare il nome italiano sui campi delle nostre battaglie ed uomini di corta vista ne mormorassero io non lo permetterei. Voi che faceste - rispettabile com'è - rispettato?".
Allega la risposta del generale.
Fondazione Sella-Biella, carte Quintino Sella

1866 maggio 29, Caprera
Lettera di Giuseppe Garibaldi a Candido Augusto Vecchi.
Lo invita a comunicare al "vostro innominato che chi offre la vita per la Patria non può essere male accolto dai compagni, e svillaneggiato dai sospetti. Nelle fila dei difensori della Patria non vi ha destra; né sinistra, ma gloria per tutti".
Fondazione Sella-Biella, carte Quintino Sella

1866 giugno 10, Firenze
Lettera di Candido Augusto Vecchi, deputato, a Quintino Sella, deputato.
Gli comunica che partirà il giorno seguente per Brescia e il giorno successivo raggiungerà Garibaldi; "Allorché sarai pronto, vieni dove saprai ch'egli sarà. La io sarò". Fondazione Sella-Biella, carte Quintino Sella

[ 1866 giugno 20, Firenze]
Lettera di Quintino Sella al fratello Giuseppe Venanzio.
Lo informa che ha sollecitato il generale Lamarmora a permettergli di arruolarsi come soldato di cavalleria dicendogli "che se egli non mi voleva sarei andato con Garibaldi ... Mi sono del resto molte volte esposto a rischi non piccoli per cause di minore momento".
Fondazione Sella-Biella, carte Quintino Sella

1866 agosto 25, Udine.
Letetra di Quintino Sella, commissario del Re a Udine, a Bettino Ricasoli, presidente del Consiglio e ministro dell'Interno.
Chiede se ha pensato all'imbarazzo che può suscitare dopo la pace con l'Austria-Ungheria lo scioglimento dell'esercito garibaldino e suggerisce l'adozione della seguente soluzione:"Si incorpori nell'esercito stanziale anche in pace una certa forza di garibaldini col loro nome e colla loro divisa. La divisa sebbene incomoda in guerra (vedo che dopo qualche uso si insudicia grandemente)è troppo gloriosa per non figurare degnamente in modo permanente nell'esercito italiano. Il nome di garibaldini è, indispensabile connesso delle divisa, e può essere perpetuato come perpetua sarà la ricordanza dei loro fatti in Sicilia e nel Napoletano. Saranno una specie di bersaglieri un po' più spigliati degli altri ... Non sarebbe il progetto atto ad indurre Garibaldi a rimanere nell'esercito come generale d'armata? ... Sarebbe infine un fatto politico molto importante e degno di una politica veramente progressiva e non balorda, od almeno lo crederei tale anch'io, che pur non sono diventato scarlatto".
Archivio di Stato di Firenze, carte Ricasoli

1881 maggio 9, Caprera
Lettera di Giuseppe Garibaldi al deputato Nicola Fabrizi.
Esprime il pensiero che la "Monarchia è un ostacolo alla dignità, e prosperità, nazionali - succede di essa ciocchè è successo del passato - che forse fu utile ai tempi di Attila, Totila, Genserico etc ma che divenne per forza dei tempi un cancro per l'umanità e massime per l'Italia"; l'Italia è una nazione ricca e con un buon esercito e una buona flotta, "Ma questo è un bordello, non un paese civile. E poi è noto a tutti che chi governa è la Regina ed è inutile prendersela con i ministri, giacché qualunque ministero deve ubbidire alla volontà della graziosa". Come ha detto a Menotti, se l'Italia avesse un governo, dovrebbe inviare la flotta a Tunisi e sbarcare 50.000 uomini, ma non è possibile fare ciò "non essendo conveniente ricevere schiaffi da buoni cristiani, non essendo in stato né conveniente di far la guerra alla Francia".
Fondazione Sella-Biella, carte Quintino Sella

1881 maggio 9, Caprera
Lettera Giuseppe Garibaldi a [...].
In merito ai timori che la Sardegna passi alla Francia, ricorda quanto è successo nel 1860 a Nizza "per opera del grand'uomo dei moderati, sancita dai 229 deputati del nostro parlamento d'allora", allorquando i suoi concittadini, delusi dall'indifferenza del governo, deposero nelle urne il voto favorevole all'annessione con la Francia; "Peggio succederà in Sardegna ove la maggioranza del popolo è rovinata da tanti balzelli, dalla confisca delle proprietà a favore del demanio per non poter pagare e dalla coscrizione della gioventù" per cui l'annessione della Sardegna, "che i nostri governanti non sono capaci di apprezzare", alla Francia renderebbe l'Italia depressa per la perdita.
Fondazione Sella-Biella, carte Quintino Sella

1882 giugno 6, Novara
Discorso di Quintino Sella, presidente del consiglio della provincia di Novara, "Onoranze a Giuseppe Garibaldi"
"E con noi tutte le nazioni, che pregiano le virtù, si inchinano riverenti alla memoria dell'uomo leggendario, la cui figura, gigante oggi, andrà crescendo col tempo, come i monti altissimi, i quali tanto meglio signoreggiano le attigue catene e la terra stessa, quanto più si va lontano". Propone di deliberare il concorso della provincia al monumento che si eleverà a Garibaldi in Novara o in entrambe le massime città della provincia, Novara e Vercelli.
Discorsi Parlamentari di Quintino Sella raccolti e pubblicati per deliberazione della Camera dei Deputati, volume I, Roma, 1887, pag. 769-771.


Negli archivi fotografici della Fondazione Sella di Biella si possono inoltre trovare immagini legate a Candido Augusto Vecchi e Garibaldi.


Teresio Gamaccio

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